Il range ottimale di apporto proteico va da 1.4 – 2g ovviamente poi da personalizzare e rendere molto ampio e flessibile in base alle esigenze strutturali o di obiettivo di quell’individuo. Il potere calorico è di 4 Kcal per grammo.
Il termine anglosassone Remodelling evidenzia la continua esigenza di rimodellamento a cui vanno incontro più o meno tutti i tessuti dell’organismo. I tessuti non sono statici ma vengono distrutti, ripristinati, distrutti, ripristinati di continuo. Per poter sostenere questo rito di distruzione e risintesi le proteine devono essere introdotte giornalmente con la dieta.
Dai 2g ai 2.5g sicuramente è un buon range per gestire i meccanismi di ipertrofia con diete normocaloriche o ipercaloriche.
Mentre per quanto riguarda superamento di queste quote andando verso i 3g: certi studi dicono che può essere conveniente arrivarci, se si va verso quelle gestioni della composizione corporea in cui è presente una riduzione dei carboidrati consistente, intorno ai 3 g di carboidrati per kg di peso e dato che per chi si allena tanto, inizia a diventare più dura da sostenere tale quota, allora l’apporto proteico deve aumentare parallelamente. Questo ha due finalità, una dettata dalla gestione della parte energetica che serve per allenarsi e l’altra per preservare la massa muscolare in un momento in cui si sta cercando proprio di ripulire l’organismo da quel grasso in eccesso che si vuole eliminare.
Naturalmente questo non può essere fatto per periodi troppo lunghi. In condizioni fisiologiche, il principale compito delle proteine è fornire aminoacidi per la costruzione e il rinnovamento dei tessuti. Solo in quota trascurabile intervengono nella produzione di energia. Tale funzione diventa, invece, prevalente durante il digiuno prolungato, un’attività fisica impegnativa di lunga durata e in tutte quelle situazioni in cui sono ridotte o, addirittura, eliminate le fonti principali di energia, ossia i carboidrati, come succede proprio nelle diete ad alto contenuto in proteine.